Il modo migliore per coinvolgere le persone sul web
IL MODO MIGLIORE PER COINVOLGERE PERSONE SUL WEB
FOCUS: strategie per coinvolgere persone sul web.
Strategie per coinvolgere persone sul web
Ci sono due cose che dovete osservare in questa foto: la prima è l’assegno di 40.000 dollari, la seconda sono i palloncini rossi.
Il motivo? I tizi della foto si sono aggiudicati il premio perché hanno trovato 10 palloni rossi…
Se vi state chiedendo dov’è la difficoltà nel trovare 10 palloni rossi, immaginate di partecipare in una gara che consiste nel trovare 10 determinati palloni rossi sparpagliati per tutta l’Italia! Cosa ne dite adesso? Vi sta colando il sudorino freddo al solo pensiero di andare a zonzo per tutta l’Italia a cercare… palloncini rossi?!
Eppure queste persone ce l’hanno fatta ed il territorio era anche più vasto, stiamo parlando infatti degli Stati Uniti d’America!
I signori della foto sono ricercatori del Media Lab del Mit, e sapete quanto tempo hanno impiegato per trovare i 10 palloncini? 8 ore, 52 minuti e 41 secondi. Non male, vero?
Come hanno fatto queste sei persone a trovare dieci palloncini rossi sparsi per tutto il territorio americano? E sì, quest’articolo è pregno di domande poiché le risposte sono davvero interessanti.
La gara è stata contesa da due gruppi, quello del Media Lab e quello della Georgia Tech. Il primo ha adottato una strategia suggerita da uno studio pubblicato da Peter S. Dodds su Science (1) che consiste nel… va be’ è complesso, quindi vi propongo un esempio preso da Wired.
Immaginate di aver perso il cane e di mettervi a scrivere sul web (blog, social network, email) messaggi in cui chiedete agli amici di aiutarvi a ritrovare il vostro amabile Snoopy. Qual è la strategia migliore per coinvolgere più persone possibile? Probabilmente state pensando di offrire un bel premio (magari in denaro) a chi ritrova il vostro piccolo rottweiler da 50 chili! E non è che avete tutti i torti, ma lo studio suScience suggerisce non solo di offrire il premio a chi ritrova Snoopy, ma anche a coloro che vi aiuteranno nel passaparola e nella diffusione del vostro volantino con la foto del cagnaccio.
Il secondo gruppo, quello della Georgia Tech, si è basato sulla leva dei buoni sentimenti, promettendo di devolvere alla Croce Rossa il premio in caso di vincita. Il fatto che siano arrivati secondi fa riflettere non tanto sul senso negativo della cosa (utenti venali?), ma sul fatto positivo che tante persone si muovono quando chi comunica ha di fondo un aspetto sociale importante. Meditare per 15 secondi.
Tuttavia a noi interessano i vincitori perché la loro strategia può essere messa in atto per la realizzazione di iniziative aziendali di marketing, innescando materialmente un effetto virale incentrato sul guadagno (non necessariamente importante) di chi partecipa.
I ricercatori del Media Lab hanno così organizzato la loro strategia di premiazione:
- Un premio cospicuo al chi trovava il palloncino (i cosiddetti Finder).
- E poi dei premi (sempre minori) a cascata:
- a chi ha invitato il Finder (nel qual caso parliamo di Inviter)
- un premio anche a coloro che, a cascata, hanno messo in contatto il Media Lab con l’Inviter.
In pratica: Tizio trova il palloncino e guadagna 2000 dollari, Caio lo aveva invitato nel gioco e guadagna 1000 dollari, ma Caio era stato invitato da Sempronio e da PincoPallino, a questi ultimi va la cifra di 500 dollari e 250 dollari; e così via.
Con questa strategia d’incentivi in denaro solo il gruppo del Media Lab ha coinvolto ben 4400 persone!
Riflessioni
Lo studio di Peter S. Dodds ha dimostrato il successo nell’uso delle reti sociali per risolvere i problemi di ricerca ampiamente distribuita quando vengono adottati incentivi individuali. Il lavoro di Mason e Watts (2) ha inoltre dimostrato come l’uso di incentivi finanziari possa motivare la produttività crowdsourcing.
Il gruppo vincente ha utilizzato principalmente Twitter, oltre a creare il proprio sito web per raccogliere le segnalazioni, il secondo ha anch’esso creato un sito web, ma poi si è orientato su Facebook, creando una pagina fan.
Interessante è anche lo studio della strategia messa in atto dall’ente organizzatore dell’evento di cui stiamo parlando (Red Ballon Challenge). Essa ha prima creato una pagina in cui si parlava del 40° anniversario di Internet (sfruttamento di un evento estraneo catalizzante), che ha condiviso ampiamente su vari blog e segnalazioni in Twitter, generando così un flusso di circa 1000 visitatori giornalieri. Solo successivamente ha segnalato l’evento del Challenge, ma senza dare troppe informazioni, questo fino ad una settimana prima dell’avvio dell’evento. Solo allora ha coinvolta la stampa raccontando una storia (storytelling) molto accattivante. Questo comunicato è apparso sul New York Times (notate l’uso complementare del social network e dei classici mass media), tutto ciò ha fatto sì che la diffusione della notizia si allargasse a macchia d’olio portante le visite al sito ufficiale da 1000 a 20.000 al giorno!
Questo dimostra come i social media ed i mass media (canali tradizionali) siano complementari e non si escludono a vicenda: mentre i mass media hanno svolto un ruolo chiave nel sensibilizzare l’opinione pubblica consapevole della sfida, i social media sono stati un fattore importante nella diffusione virale delle informazioni sul Challenge, soprattutto le squadre hanno fatto affidamento su di essi per reclutare rapidamente e collegare i partecipanti.
I numeri hanno dimostrato che le varie squadre, chi in un modo chi in un altro, sfruttando i social network, in tre giorni hanno coinvolto (solo sui social network) circa 350.000 persone, oltre a quelle che sono venute a sapere dell’evento in modo tradizionale: stampa, televisione, chiacchiere al bar.
Al di là del marketing, questo esperimento ha profonde implicazioni per una varietà di applicazioni, dalla risposta ai disastri naturali, al modo rapido per localizzare (ad esempio) i bambini scomparsi. I Social Network sono un aspetto importante nella nostra società moderna, e non sono niente affatto una moda passeggera. L’esperimento ha però dimostrato che è necessario lo sviluppo di algoritmi che possano filtrare ed organizzare il flusso impetuoso d’informazioni (rumors), ma anche, come indicato dai recenti eventi, trovare (inventare?) un’etica di gestione di queste informazioni ed alla loro divulgazione, pensate ai profili Facebook o alle ultimi vicende di Wikileaks. A proposito dei profili su Facebook, in Germania (se la memoria non m’inganna) hanno fatto passare una legge che vieta alle aziende di consultare i profili privati dei candidati prima di un’assunzione.
NOTE
(1) Dodds P.S., Muhamad, R., and Watts, D.J. An experimental study of search in global social networks. Science 301, 5634 (Aug. 8, 2003), 827–829.
(2) Mason, W.A. and Watts, D.J. Financial incentives and the ‘performance of crowds.’ InProceedings of the KDD Workshop on Human Computation (Paris, June 28–July 1). ACM Press, New York, 2009, 77–85.
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